
Dice un mio amico teologo, che insegna Mariologia, che la Madonna va amata, pregata, imitata. Amata – dico io – perché ce l’ha lasciata Gesù come madre (Gv 19,26-27); pregata, affinché preghi per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte; imitata, perché essa è immagine altissima di cosa può fare lo Spirito Santo in chi lo accoglie. Maria, che a Nazaret e nel Cenacolo accoglie lo Spirito, è immagine di cosa possa e debba fare la Chiesa che nei nostri odierni Cenacoli e nelle nostre quotidiane Nazaret accoglie lo Spirito: mettere e offrire al mondo Gesù.
Il desiderio di imitare Maria è all’origine di una delle cose che è obbligatorio leggere (legenda) sulla devozione alla Madonna della Cintura. Santa Monica, madre di Sant’Agostino, divenuta vedova di Patrizio, volendo imitare la madre di Gesù anche nell’abito, la pregò di farle conoscere come avesse vestito nei giorni della sua vedovanza, specialmente dopo l’Ascensione di Cristo al Cielo. Maria le apparve coperta di una veste di stoffa grezza. Ai lombi era stretta da una rozza cintura di pelle che scendeva fin quasi a terra, al lato sinistro della fibbia che la rinfrancava. Slacciandosi di propria mano la cintura, la porse a S. Monica e le raccomandò di insegnare l’usanza a tutti coloro che volevano essere aiutati da lei. La festa della compatrona di S. Martino e della cintura che teneva assieme il suo abito insegni a tutti noi l’importanza di unificare la nostra vita, di riscoprire continuamente i doni dello Spirito, di nutrire la propria vocazione per poter offrire al mondo Gesù ottima via della vita.
