

LA STORIA…
L’allora Unione Sportiva Giovanni XXIII nasce nel 1965 per dare ai ragazzi dell’oratorio dell’Ortica (e non solo a loro) l’opportunità di fare sport. Oratorio, situato nei pressi dell’attuale Santuario, che è stato per anni, per molti di noi, un punto di incontro quotidiano. E che Oratorio! Una saletta al piano rialzato. Un salone nel sotterraneo dove abbiamo assistito la domenica, fino a quando è stato possibile, alla proiezione di film. Un cortile esterno delle dimensioni di un campo di pallavolo. E’ in questo contesto che un gruppo di persone, con il contributo decisivo di Don Walter, allora responsabile dell’oratorio, decidono di fondare una Società Sportiva. Il nome sarà G.XXIII. I colori sociali saranno il giallo e il blu. Forse non sapremo mai chi per primo propose il nome e chi per primo propose i colori sociali, ma poco importa. Possiamo immaginare i loro pensieri? Le loro aspettative? Forse. Ma una cosa certamente non possiamo sapere: avrebbero costoro mai immaginato che l’allora neonata G.XXIII potesse giungere ai giorni nostri? Chissà? Ciò che importa e’ che proprio in quei giorni di quel 1965 inizia questa Storia.
…IL CALCIO
Questa Storia, ha inizio su un campo di calcio situato ai piedi del Cavalcavia Buccari in un area occupata oggi da una azienda grafica. E’ su questa superficie che la G.XXIII mosse i suoi primi passi e disputò le sue prime partite. Un muro sul fondo del campo, una rete sulla strada laterale e più in là una raffineria ed un sottopassaggio pedonale.
Tanti i problemi a cui far fronte: tra i tanti, uno su tutti. Gli spogliatoi. Una sistemazione di fortuna all’interno di un piccolo box all’interno del quale il Parroco di allora, Don Tarcisio, parcheggiava la sua auto… Uno spazio angusto a un centinaio di metri dal campo di calcio. Ben presto l’area finì con l’essere edificata. Fu necessario quindi chiedere ospitalità altrove. Rispose alla richiesta di ospitalità l’Istituto dei Figli della Provvidenza di Via Don Carlo San Martino – Via Cardinal Mezzofanti (per intenderci l’ex sede dell’ormai ex Istituto Scolastico ” Antonio Gramsci, nelle adiacenze della attuale M4), il quale ci mise a disposizione i suoi campi. Il ” soggiorno ” presso l’Istituto dei Figli della Provvidenza durò sino a quando un gruppo di appassionati, costituitisi come Club dei Cuori Ben Nati, si unì ai fondatori della Sportiva, realizzando sull’area di Via Bistolfi – nello spazio oggi occupato dall’Agenzia delle Entrate e da altre costruzioni – un nuovo campo di calcio ed uno spogliatoio. Uno spogliatoio costruito con una serie di cartonati tenuti insieme da alcuni tubi… Un vero spogliatoio di cartone! Un tetto. Due entrate: una per gli avversari. E l’acqua? Nessun problema. C’era chi si preoccupava di portare sul campo qualche bidone di acqua assolutamente fredda con la quale scrollarsi di dosso il grosso del fango. Il campo di Via Bistolfi ricorda partite disputate su terreni ai limiti della praticabilità e forse anche oltre e ci ricorda anche alcuni aneddoti. Ci capitò addirittura di giocare qualche partita a fianco del tendone del Circo Fioravanti, montato proprio sul limitare del terreno di gioco e a fianco dei recinti che ospitavano gli animali …
Anche questa esperienza volse al termine in quanto anche quest’area venne edificata. E così venne deciso di chiedere ospitalità ai Martinitt. L’Istituto ci mise a disposizione il suo campo di calcio. Neppure su questo campo la vita fu facile. Fummo a lungo essenzialmente noi ad occuparci della manutenzione del terreno di gioco, della semina e del taglio dell’erba, dell’innaffiatura durante i mesi estivi. Per non parlare della necessità di attrezzare il campo: era consuetudine, in caso di pioggia, anticipare il ritrovo pre partita per cercare di svuotare con tanto di secchi le pozzanghere più profonde.
…LA PALLAVOLO
L’idea di allargare l’attività della Sportiva alla pallavolo femminile fu di Felice Bardelli, uno dei fondatori, e di Don Walter: furono proprio loro i veri “ sponsor ” del volley. Non fu un’idea da poco. Fu necessario cercare una palestra. Ci vennero in soccorso anche in questo caso I Martinitt, i quali ci misero a disposizione una palestra situata all’interno dell’Istituto. Un edificio con ben pochi spazi di movimento: linee di demarcazione del campo di volley molto vicine alle pareti dell’edificio, una balaustra dalla quale osservare le gare. Successivamente e’ stata utilizzata la palestra del Liceo Linguistico Manzoni all’interno della quale abbiamo convissuto con altri. La convivenza e’ stata tutt’altro che semplice. Le ore a disposizione sono state oggetto di una trattativa spesso complessa. La quadratura e’ stata trovata, ma non senza qualche compromesso.
LE PERSONE…
Sono davvero tanti coloro che hanno contribuito a scrivere questa storia. Uno su tutti: Felice Bardelli. Un nome ed un cognome che suscitano in noi ricordi, ammirazione, affetto, gratitudine. Il Sig. Felice Bardelli e la Sua inseparabile bicicletta. I sacchetti di plastica appesi al manubrio: sacchetti che contenevano il ” kit ” necessario per attrezzare il campo di calcio e i palloni sempre pronti per l’uso. Il Sig. Felice Bardelli: sempre il primo ad arrivare: sempre l’ultimo ad andare via. Sole o pioggia, caldo o freddo. Il Sig. Felice Bardelli e Don Walter: per anni i veri catalizzatori della Sportiva!!
Che cosa ha di originale questa storia? Forse nulla. Oggi siamo abituati a Società Sportive che hanno strutture proprie: campi, palestre, spogliatoi e quant’altro. Siamo abituati a Società Sportive che accolgono i ragazzi al caldo di uno spogliatoio, che offrono una doccia calda, che attrezzano i campi da gioco o le palestre. Oggi siamo abituati a trovare tutto pronto. Chi ha vissuto in passato la sportiva di pronto ha trovato spesso ben poco. La possibilità di poter utilizzare il campo in San Martino, conseguente all’aggregazione con l’oratorio di Lambrate, è stata fondamentale per la sopravvivenza della Società. I problemi si sono però ripresentati nel momento in cui è stato deciso di dare ai ragazzi l’opportunità di giocare a 11.
Ogni storia ha una sua originalità: è vero. Consentiteci però di dire che, per alcuni versi, la Nostra storia e’ po’ più originale di altre. Provate a chiederVi: quante società sportive si saranno costruite autonomamente un campo di calcio? Risposta: sicuramente moltissime. Quante di esse si saranno costruite una spogliatoio di cartone? Risposta: sicuramente molte meno. Risposte semplici: ma ad una domanda difficilmente sarete in grado di rispondere: esisterà mai una Società Sportiva che abbia condiviso il suo campo di calcio con un circo?
La Nostra e’ in definitiva una storia simile a molte altre. Una storia di una Società Sportiva che, per dirla come Papa Francesco “ …e’ nata e vive all’ombra del campanile… “ Una Società che vuol fare propri alcuni concetti su cui lo stesso Papa Francesco si è soffermato in occasione dei festeggiamenti dei 70 anni del Centro Sportivo Italiano… “…Se non c’è un Gruppo Sportivo in Parrocchia, manca qualcosa…” “…Siate accoglienti… capaci di tenere aperta la porta per dare a ciascuno un’opportunità per esprimersi… “ “…Non accontentatevi di un pareggio mediocre… date il meglio di Voi stessi… andate avanti cercando la vittoria, sempre “ … “ Fate gioco di squadra… appartenere ad una Società Sportiva significa respingere ogni forma di egoismo e di isolamento… è l’occasione per stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda… “
I nostri Vecchi ci hanno insegnato molto: il senso di appartenenza, l’attaccamento alla maglia e altro. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo cercato di fare altrettanto.
Ci saremo riusciti? Saremo stati di esempio? Non lo so: sicuramente ce l’abbiamo messa tutta! Abbiamo condiviso il percorso con centinaia di persone. Molti di loro ci sono stati vicini anche quando, per motivi diversi, sono usciti dai nostri radar. Chiediamoci perché, nonostante un innegabile deficit di strutture, evidentissimo in passato, tanti ragazzi hanno continuato nel tempo (e continuano) a scegliere la G.XXIII? Perché siamo bravi (non nascondiamoci, probabilmente lo siamo!)? Perché la nostra quota di iscrizione è più economica di altre (potrebbe essere!)? O più semplicemente perché i ragazzi da noi, nonostante tutto, si trovano bene e stanno bene insieme. E se stanno bene insieme è grazie ad un gruppo di persone che, nonostante inevitabili incomprensioni, hanno ben chiari gli obiettivi. Ho incontrato qualche giorno fa la mamma di un ragazzo che lo scorso anno si è trasferito in Figc. Mi ha detto: ci troviamo bene nella nuova squadra, ma ci mancate! Poche parole che stanno a significare che i sacrifici di mister e dirigenti non sono stati inutili! Ciascuno di noi in questi anni ha, nel suo piccolo, lasciato un segno. Il nostro auspicio è che i più giovani possano diventare anch’essi col tempo protagonisti di questa storia. Perché siamo certi che chi deciderà di lasciarsi coinvolgere in questa avventura ne diventerà protagonista.
Racconto di Paolo Calcante