
Dopo essere passata anche per Lambrate… ha preso il largo.
La «Chitarra del mare» ha risuonato nei cori delle nostre 4 chiese il 22 dicembre scorso.
È stata costruita da detenuti coi legni delle barche dei migranti di Lampedusa, una barca diventata strumento musicale. «Dall’incontro di queste due povertà, i migranti e i carcerati, è diventata una staffetta inarrestabile che parla di speranza e libertà», come ha spiegato Arnoldo Mosca Mondadori, che ha ideato il progetto nel carcere di Opera, «e ne parla a tutti, come dice Gesù, “andate fino ai confini del mondo”».
Da marzo inizierà a viaggiare tra i continenti, in chiese, monasteri, piazze, scuole, carceri, nelle favelas. Arriverà in Amazzonia, poi nella cattedrale di St, Patrick a New York, città simbolo di accoglienza e speranza, nelle periferie di Manila, nei paesi africani come il Kenya, a Kibera, il grande slam di Nairobi dove mezzo milione di persone vive con mezzo dollaro al giorno. «Sarà un canto di rinascita e liberazione», dice il comboniano padre Kizito, «da un legno carico di umanità, come lo è il legno della croce di Cristo».
Per noi è stato un momento simbolico di comunione per i quattro cori, e di riflessione per la realtà locale a cui la comunità risponde con la Caritas parrocchiale (Centro d’Ascolto per il sostegno ai bisogni della povertà, a cominciare da quella alimentare, Emporio solidale, supporto nelle RSA, doposcuola) e il Gruppo Missionario con iniziative quali il sostegno al volontario laico Enrico (Betania Mission) in Kenya e a don Deusdedit in Uganda, come ad altre iniziative.
Se vuoi partecipare a queste attività chiedi-scrivi alla Diaconia. Per seguire i viaggi della “Chitarra del Mare: https://casaspiritoarti.it/it/progetti/metamorfosi




